Una imperdonabile mancanza

Nato a Roma nel 1967, laureato in Economia e Commercio alla Sapienza di Roma, l’autore completo Marco Gervasio è da tempo una delle colonne di Topolino magazine. Nonostante il buon riscontro delle sue opere (il suo nome è legato indissolubilmente al personaggio di Fantomius, “ispiratore” di Paperinik e creato da Guido Martina nel 1969) rilevo con una certa stizza la mancanza, almeno in Italia, di una qualunque forma di approfondimento critico del suo lavoro. Vincitore del Romics d’oro, figura di primo piano nel fumetto nostrano, Marco Gervasio non gode delle attenzioni critiche cui avrebbe diritto, se non altro per aver creato il personaggio di Papertotti (Gervasio è, tra le altre cose, molto tifoso della Roma).

Oltre che sceneggiatore sopraffino, Gervasio è anche disegnatore molto apprezzato. Insegna disegno alla Scuola Romana dei Fumetti. Ha studiato – e questo è noto – fino a farlo proprio il tratto di Giorgio Cavazzano. Meno conosciuto è invece l’influsso che lo straordinario Giovan Battista Carpi ha avuto sul suo stile. Posto qui due tavole a mo’ di esempio.

La tavola di sinistra proviene da “La biblioteca segreta”, il secondo episodio della seconda stagione di Paperbridge, “prequel” di Fantomius (Topolino 3432). A destra, una tavola di “Paperino e il vento del sud” di Guido Martina e Giovan Battista Carpi, pubblicata a puntate nel 1982 sui numeri di Topolino dal 1396 al 1400.

Notate come sia evidente già a occhio nudo la somiglianza del tratto. Carpi è stato letteralmente assimilato da Gervasio, al punto da far sospettare un ricalco. In questo ci viene in soccorso la tecnologia:

La luna è in posizione differente, così come il gufo (più piccolo). Non ci troviamo quindi di fronte a un ricalco, ma semplicemente a una ispirazione.

Prendiamo a titolo di ulteriore esempio un’altra tavola proveniente dalla medesima storia di Martina & Carpi:

Notate nulla?

Vediamo cosa accade se prendiamo una vignetta, la ruotiamo e la confrontiamo con una vignetta disegnata da Gervasio.

Apparentemente, una semplice rotazione con ricalco. In realtà, si tratta di un lavoro molto complesso: Gervasio reinterpreta, rifunzionalizzando linee e tratti, per creare un universo coeso anche dal punto di vista grafico.

Continuando a concentrarci su Paperbridge, ultimo successo di Gervasio, abbiamo una ulteriore citazione grafica a Carpi, in realtà un omaggio, nell’ultima vignetta dell’ultimo episodio della seconda stagione, “Il segreto di Famedoro”. La vignetta sottostante proviene da “Il mistero dei candelabri” del 1989.

Stessa posa, mano destra di Paperino ruotata e posizionata a sinistra. L’allievo omaggia il maestro.

L’attenzione filologica di Gervasio per quella che è la Storia (con la maiuscola) del settimanale a fumetti più importante della storia d’Italia è encomiabile, e al netto dei suoi detrattori non può che essere inteso come un vero e proprio valore aggiunto nel contesto della sua opera.

Pubblicato da Sergio Piperno

Architetto e storico del fumetto. Nato a Oslo, non sopporto i comici toscani e le biografie ironiche.

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